martedì 26 giugno 2012



LE CHIAVI DEL DESTINO

Come a San Giovanni, la vigilia dei Santi Pietro e Paolo, riservava dei rituali magici e affascinanti.
In Italia esistono molte varianti delle tradizioni legate ai santi: ad esempio, la pratica con l’albume molto diffusa al sud la notte di San Giovanni, veniva utilizzata in Trentino per la vigilia di San Pietro, dove tale rituale era denominato  la “barchetta di San Pietro”.  La pratica era sempre la stessa, ovvero si metteva l’albume in una bacinella piena d’acqua e si aspettava il giorno dopo per interpretare la forma che prendeva.
Se nel Meridione, l’interpretazione delle forme era libera, al nord l’immagine che si presentava era collegata ad una barca che,  a seconda di come apparivano le sue “vele”, dava suggerimenti positivi o nefasti sull’annata agraria.

*In Calabria, il giorno di San Pietro, veniva presa una bacinella piena d’acqua e veniva gettato al suo interno del piombo fuso. Nel frattempo, venivano recitate alcune preghiere, come il Padre Nostro e il Gloria.
Il piombo, a contatto con l’acqua fredda, prendeva successivamente delle forme strane che venivano poi interpretate dalla donna esperta di turno.
*Si racconta che in provincia di Cosenza,  sempre lo stesso giorno, era anche in uso prendere una chiave e legare alla sua estremità un nastrino rosso; dopodiché veniva presa la Bibbia e si chiedeva, alla giovane desiderosa di sapere del proprio futuro, di prendere la chiave e inserirla a caso nella Bibbia per poi richiuderla subito dopo.
A quel punto la veggente, dopo aver recitato le preghiere, apriva il libro e, presa la chiave dal nastrino, la faceva volteggiare sulla pagina.  Quando la chiave si fermava, si faceva attenzione alla frase dove si poggiava: la stessa frase avrebbe segnato il destino della giovane.
L’uso  delle chiavi nella tradizione popolare era probabilmente riferita all’immagine del santo, raffigurato con la Sacra Bibbia, le chiavi nella mano sinistra e l’indice della destra in alto come ad indicare il cielo.


                    


Il ricorso al metallo sciolto, potrebbe riferirsi alle chiavi ma anche alle catene che imprigionarono San Pietro, che secondo la leggenda, erano composte da due parti che si saldarono miracolosamente quando le maglie vennero trasferite da Costantinopoli a Roma.
Un’altra spiegazione è da rimandare ai simboli dei pellegrinaggi nella città di Roma, che nel medioevo e nei secoli successivi, venivano portati cuciti sui mantelli o sui cappelli.  I più importanti erano le medaglie con l’effige di San Pietro e Paolo in materiale metallico (di solito piombo) e le chiavi incrociate di San Pietro.

Dal sacro al profano

**Il 29 giugno di molti anni fa, nel rione di Castellammare, a Palermo, venivano imbandite delle tavole con cibo, vino, "babbaluci" (lumache condite con aglio e olio) e molto altro.
I pescatori di questo rione erano molto devoti a San Pietro, tant’è che venivano chiamati “Sanpietrani”.
Il banchetto in onore al santo, veniva poi arricchito dalle “Chiavi di San Pietro”, un dolce caratteristico, a forma di chiavi, confezionato con pasta mielata.
Era tradizione che tutti i fidanzati, nel giorno di San Pietro, regalassero all'amata una bella "chiave" per aprire il loro cuore.

Tuttavia, dopo che il rione venne distrutto dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, la festa non fu più celebrata.
Rimase invece la tradizione di preparare i biscotti a forma di chiave che ancora oggi, in occasione della ricorrenza, vengono vendute con diverse varianti.




*   Testimonianza di Isa D., pensionata, Cetraro (Cs)
** Dolci di Giugno: La chiave di S. Pietro http://www.reteimprese.it/



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