domenica 17 giugno 2012



SAN GIOVANNI NON VUOLE INGANNI
  
Sin dai tempi più remoti il solstizio d’estate, tra il 21 e il 22 giugno, è visto come un momento magico e propiziatorio.
Per la magia, tale solstizio avviene nella notte tra il 23 e il 24 giugno, festa di San Giovanni Battista.

La vigilia della festa era portatrice indiscussa di fenomeni particolari.
Il sole, raggiungendo la sua massima inclinazione positiva, caricava di energia la notte donandole influssi magici sorprendenti.
Nell’orizzonte folklorico meridionale, la natura veniva investita di poteri soprannaturali e il destino era più vicino di quello che sembrava.
Per questo, si usava bruciare le vecchie erbe nei falò e andare alla raccolta delle nuove per attuare alcune pratiche che permettevano di conoscere il futuro. Se poi tali erbe venivano bagnate dalla rugiada del mattino del giorno della festa, traevano forza nuova per poi essere bruciate nuovamente l’anno seguente.


Anche il mare aveva i suoi effetti benefici.  Raggiungere la riva all’alba del giorno di San Giovanni, preservava dai dolori reumatici ma anche dai problemi legati all’infertilità. Si tramanda infatti che vicino il famoso Noce di Benevento,  vi fosse un torrente “miracoloso” dove la notte del 24 giugno si recavano molte donne desiderose di avere un bambino.

Ma le acque del mare erano anche luogo di insidie.

Una tradizione popolare legava il santo ai famosi "coltelli a mare", motivo per cui era sconsigliabile fare il bagno il giorno della sua festa.

Si credeva che il contatto accidentale con questi coltelli ferisse gravemente o portasse velocemente alla morte.
La correlazione al santo era dovuta probabilmente al fatto che San Giovanni Battista fu decapitato proprio con un oggetto tagliente: la spada del supplizio; per questo poi divenne patrono dei coltelli, spade e forbici.

Oggigiorno gli anziani dicono ancora "A San Giuvanni, ni more gunu l'annu!"
Anche forme di divinazione pervadono la vigilia.

Un rituale molto diffuso vedeva la chiara d’uovo nel bicchiere d’acqua.
Molte donne anziane, aspettavano proprio la vigilia della festa di San Giovanni per trarre dei presagi.
Si rompeva un uovo in una bacinella trasparente piena di acqua e si metteva sul davanzale della finestra, alla luce della luna, coperta da un panno scuro. Al mattino la chiara prendeva forme strane e, a seconda dell’immagine che si presentava, la tradizione popolare attribuiva una valenza positiva o negativa. Questa pratica serviva soprattutto per le questioni affettive, difatti molte fanciulle aiutate dall’interpretazione delle nonne o  mamme, riuscivano a prevedere la loro sorte. Se malaguratamente, non usciva nessuna figura, era da considerare cattivo presagio.

Sono tante le erbe dedicate al santo: la ginestra, i fiori bianchi della cosiddetta “erba della Madonna”, le foglie di alloro e di noce, i cardi selvatici.
Quest’ultimi si ponevano in una buca e  se al mattino successivo erano fioriti, la fortuna sarebbe stata amica, altrimenti si sarebbe verificato il contrario. Attorno l'albero della noce, invece, si narra avvenissero i grandi Sabba, che riunivano le streghe proprio nella notte di San Giovanni; per questo, tale albero, veniva piantato dai contadini a distanza dagli altri alberi da frutto, perché pare che la sua influenza negativa contagiasse il terreno su cui poggiava. Tra le streghe che popolavano la vigilia del 24 giugno, secondo una leggenda, sembrano esserci anche Erodiade e sua figlia Salomè, proprio coloro che fecero decapitare San Giovanni Battista.


Raccogliere e portare con sé un mazzetto di erba di S. Giovanni aiutava a tenere lontani gli spiriti maligni. La menta non aveva, però, effetti benefici: alcune donne di Castrovillari (Cs) si astenevano dal raccoglierla per adornarsi il petto, perché si credeva che quest’erba lo facesse avvizzire.
Queste piante erano di straordinaria importanza perchè davano indicazioni precise sul futuro solo a chi sapeva accogliere la "tradizione" senza riserve.
Perchè come dice il detto, "San Giovanni non vuole inganni”. 






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